Scoprire di avere un sintomo psicologico o psicosomatico (come ansia, panico, depressione, dolori senza una causa organica rilevabile ecc.), certo, non è piacevole. Però a volte, “stranamente”, ci conviviamo fino al punto di permettere al disturbo di radicarsi in noi e di cronicizzarsi, o fino a quando non ne siamo completamente sopraffatti.
Come mai?
Una possibile spiegazione ci viene dai così detti “vantaggi secondari”, cioè da tutti quei benefici che, paradossalmente, possiamo ricavare da una condizione di sofferenza.
Eccone alcuni esempi:
Ottengo più attenzione da parte del mio ambiente sociale
Amici, parenti e conoscenti, magari si preoccupano per me, mi manifestano il loro affetto, oppure mettono in atto comportamenti di cura nei miei confronti. Mi stanno più vicini o rinunciano a mete personali, dandomi prova e misura della mia importanza, di quanto sono amato.
Ho la possibilità di pensare di più a me stesso
Riesco a sentirmi bene anche nel rifiutare amicizie, inviti, incontri sociali. Posso smettere di occuparmi di altre persone, per dirigere la mia energia verso me stesso, me stessa, oppure evitare di prendere decisioni importanti…in fin dei conti la mia sofferenza mi permette tutto questo e lo legittima agli occhi degli altri. E poi, in questo caso, non vengo giudicato né egoista, né asociale per i miei comportamenti.
Posso risparmiarmi fatica e lavoro
Sono giustificato nelle mie assenze o per alcune mie inefficienze nell’attività lavorativa. Oppure posso riposarmi senza essere biasimato. O addirittura licenziarmi o essere licenziato senza sentirmi responsabile o in colpa e senza ricevere critiche da parte di altri.
Più in generale, ho la possibilità di ottenere aiuto e facilitazioni da un punto di vista lavorativo, economico o semplicemente emotivo.

In “Frammento di un’analisi d’isteria – Il caso clinico di Dora” (1901), Freud scrive che “Il motivo della malattia corrisponde al proposito di realizzare un certo beneficio”, che egli definisce come “la soluzione più comoda nel caso di conflitti psichici”, nella misura in cui “risparmia prima di tutto uno sforzo”.
Dunque, secondo Freud, ogni sintomo psicologico è la via più semplice per ottenere una riduzione delle tensioni generate da una situazione conflittuale.

Tuttavia questo beneficio si rivela anche un rimedio scarsamente utile e soprattutto poco stabile. Perchè il sintomo compare in sostituzione di un moto pulsionale, che viene relegato nell‘inconscio, ma che rinnova in continuazione la sua esigenza di soddisfacimento, trascinando così l‘io in una nuova ed estenuante lotta difensiva.
Perciò i benefici così ottenuti, si rivelano un “fragile guadagno” (S. Freud, “Inibizione, sintomo e angoscia”, 1926).
Perchè, dunque, aspettare?
Ma soprattutto, perchè, invece, agire.
Per ritrovare un nuovo equilibrio psichico, più adatto alla realtà attuale. Per conoscersi meglio e riprendere possesso delle proprie energie psicofisiche. Per ricominciare a vivere manifestando le proprie potenzialità…Insomma, per avere un futuro più scorrevole, sereno e significativo per se stessi.
Dedicarsi il tempo di un percorso di consapevolezza interiore e di cura dei sintomi psicologici o psicosomatici, ha sicuramente valore e importanza. Significa investire su di sè, sul proprio unico cammino esistenziale ed esperienziale, significa considerarsi preziosi prima ancora che la nostra psiche ce lo ricordi o ci costringa ad accorgercene!
FULVIA GABRIELI – PSICOLOGA
Bibliografia
Roland Chemama e Bernard Vandermersch (a cura di), Dizionario di Psicanalisi, Gremese Editore, Roma, 2004
Roland Chemama: docente di filosofia e psicanalista a Parigi, è autore di molte pubblicazioni di argomento psicanalitico, soprattutto di orientamento lacaniano. E’ presidente dell’”Assiociation Lacanienne Internationale” e della “Fondation Européenne pour la Psychanalyse”.
Bernard Vandermersch:
Bernard Vandermersch: Bernard Vandermersch: psichiatra e psicanalista a Parigi. E’ membro dell’”Ecole freudienne de Paris”. Insieme a a Roland Chemama, ha diretto la realizzazione del Dizionario di Psicanalisi, coordinando il lavoro di circa settanta diversi autori.